Storia dell’UE
- 1951: Nascita della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) con sei paesi fondatori
- 1957: Il trattato di Roma istituisce il mercato comune
- 1973: Le Comunità passano a nove Stati membri ed elaborano politiche comuni
- 1979: Prima elezione diretta del Parlamento europeo
- 1981: Primo allargamento mediterraneo
- 1993: Completamento del mercato unico
- 1993: Con il trattato di Maastricht nasce l’Unione europea
- 1995: L’Unione europea passa a 15 Stati membri
- 2002: Introduzione delle monete e banconote in euro
- 2004: Altri dieci paesi aderiscono all’Unione
- Il 9 maggio 1950 la dichiarazione di Schuman propone la creazione di una Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), che si concretizza con il trattato di Parigi del 18 aprile 1951. Creando un mercato comune del carbone e dell’acciaio, i sei paesi fondatori (Belgio, Repubblica federale di Germania, Francia, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi) intendono anzitutto garantire la pace fra i vincitori e i vinti della seconda guerra mondiale, associandoli e inducendoli a cooperare in un quadro istituzionale comune improntato al principio dell’uguaglianza.
- Con il trattato di Roma del 25 marzo 1957 i sei Stati membri decidono di dar vita a una Comunità economica europea (CEE) basata su un mercato comune più ampio, comprendente tutta una serie di beni e servizi. I dazi doganali tra i sei paesi sono definitivamente aboliti il 1o luglio 1968 e già negli anni sessanta vengono istituite politiche comuni, prime fra tutte la politica agricola e quella commerciale.
- Il successo è tale che Danimarca, Irlanda e Regno Unito decidono di aderire alle Comunità. Il primo allargamento, da sei a nove membri, avviene nel 1973. Ad esso si aggiungono l’attuazione di nuove politiche in ambito sociale ed ambientale e la creazione, nel 1975, del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR).
- Il giugno del 1979 segna una tappa fondamentale per le Comunità europee, con la prima elezione del Parlamento europeo a suffragio universale diretto. Queste elezioni si svolgono ogni cinque anni.
- Nel 1981 entra a far parte delle Comunità la Grecia, seguita dalla Spagna e dal Portogallo nel 1986. In questo modo si rafforza la presenza della CEE nell’Europa meridionale e diventa necessario ampliare i programmi di aiuto alle regioni.
- Agli inizi degli anni ottanta la recessione mondiale alimenta una corrente di «europessimismo». Nel 1985 la Commissione europea, allora presieduta da Jacques Delors, pubblica un libro bianco grazie al quale si riaccendono nuove speranze. La Comunità decide infatti di completare il mercato interno entro il 1o gennaio 1993. Sancisce tale ambizioso obiettivo l’Atto unico europeo, che è firmato nel febbraio 1986 ed entra in vigore il 1o luglio 1987.
- L’assetto politico del continente subisce una radicale trasformazione con la caduta del muro di Berlino nel 1989, la riunificazione tedesca nell’ottobre 1990, la democratizzazione dei paesi dell’Europa centrale e orientale liberatisi dal controllo sovietico e l’implosione dell’Unione sovietica nel dicembre 1991. Gli Stati membri aprono i negoziati per elaborare un nuovo trattato sull’Unione europea che il Consiglio europeo, composto da capi di Stato e di governo, adotta a Maastricht nel dicembre 1991. Il trattato entra in vigore il 1onovembre 1993. Integrando nel sistema comunitario esistente un regime di cooperazione intergovernativa per alcuni settori, il nuovo trattato crea l’Unione europea (UE).
- Il nuovo dinamismo europeo e l’evoluzione geopolitica del continente portano altri tre paesi — Austria, Finlandia e Svezia — ad aderire all’Unione europea il 1o gennaio 1995.
- L’UE si avvia ormai verso la sua realizzazione più spettacolare: la creazione di una moneta unica. Nel 1999 l’euro è introdotto per le transazioni finanziarie (non in denaro), mentre le monete e le banconote sono emesse tre anni dopo nei dodici paesi della zona euro. La moneta unica assurge così allo status di valuta internazionale di riserva, alla stregua del dollaro. I cittadini europei devono far fronte alla globalizzazione. Le nuove tecnologie e il ricorso sempre più diffuso a Internet trasformano l’economia, ma pongono anche delle sfide a livello sociale e culturale. Nel marzo 2000 l’Unione europea adotta la «strategia di Lisbona». L’obiettivo è quello di modernizzare l’economia europea affinché sia in grado di competere sul mercato globale con colossi come gli Stati Uniti o i paesi di recente industrializzazione. La strategia di Lisbona presuppone che sia dato ampio spazio all’innovazione e agli investimenti e che i sistemi d’istruzione europei siano resi atti a rispondere alle esigenze della società dell’informazione. Parallelamente, la disoccupazione e l’aumento delle spese pensionistiche acuiscono la pressione sulle economie degli Stati membri, rendendo sempre più urgenti le riforme. L’opinione pubblica chiede ai governi, con insistenza crescente, di trovare una soluzione pratica a queste problematiche.
- L’Unione europea ha da poco raggiunto i 15 Stati membri, quando cominciano i preparativi per un nuovo allargamento senza precedenti. Alla metà degli anni novanta presentano domanda di adesione gli ex paesi del blocco sovietico (Bulgaria, Polonia, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia e Ungheria), i tre Stati baltici dell’ex Unione Sovietica (Estonia, Lettonia e Lituania), una repubblica dell’ex Iugoslavia (Slovenia) e due paesi mediterranei (Cipro e Malta). Spinta dal desiderio di stabilità sul continente e dall’impulso di estendere a tali giovani democrazie i benefici dell’unificazione europea, l’UE accoglie favorevolmente queste candidature. I negoziati per le future adesioni prendono avvio nel dicembre 1997. Il 1o maggio 2004 dieci dei dodici paesi candidati entrano a far parte dell’Unione europea, che diventa così un’Unione a 25. Seguono la Bulgaria e la Romania il 1o gennaio 2007.