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La crisi dell’euro accelera la mobilità europea Italiani, spagnoli e greci in fuga verso Nord

STUDY PORTALS: «CRESCITA DEL 100% IN UN ANNO DEI CV INVIATI NEI PAESI DEL NORD-EUROPA»

Boom di iscrizioni nei master a lingua inglese. L’aumento della disoccupazione tra i Pigs spinge ad emigrare sempre più

Proprio qualche giorno fa il New York Times celebrava l’integrazione di successo rappresentata dal progetto Erasmus. Una success storygiunta al venticinquesimo compleanno, il germe di un’identità europea collettiva e finalmente condivisa. Con il fine (ultimo) di incoraggiare la mobilità. Non solo studentesca. Ma anche in ottica lavorativa (l’Erasmus Placement, ne è la testimonianza) per realizzare la piena circolazione delle persone all’interno dei Paesi Ue. Poi è arrivata la crisi dei debiti sovrani, i mai celati propositi tedeschi di un’Europa a due velocità, le ripercussioni sull’economia reale, i piani di austerity dei Paesi indebitati. Poi il tran tran sempre più assordante della fine della moneta unica, nonostante i tentativi per esorcizzarla abbiano raggiunto vette inaudite, costringendo Mario Draghi, presidente della Bce, a sancire il teorema «dell’irreversibilità dell’euro».

LO STUDIO – Sperando di non vedere profilarsi un’unsuccess story con relativo fallimento del progetto comunitario di aggregazione monetaria senza una vera integrazione politica l’esito di un’Europa in crisi di nervi accelera – paradossalmente – la mobilità al suo interno. Ma lo fa a senso unico, di fatto ripercorrendo le tappe di un’emigrazione (di sola andata?) verso i paesi più ricchi che la Storia già ricorda ampiamente e una fuga (disperata) dalla «periferia dell’Impero». In questo caso, la periferia non è nient’altro che l’Europa mediterranea: Italia, Grecia, Spagna e Portogallo (ad esclusione della Francia, ma chissà per quanto). Scrive Study Portals, una piattaforma europea online che aiuta gli studenti a trovare possibilità di studio all’estero, che sta crescendo in maniera «drammatica» il numero dei giovani italiani, spagnoli, greci alla ricerca di lavoro nell’Europa del Nord. I curricula inviati verso Paesi ritenuti più aperti e meritori sarebbero cresciuti del 100% nell’ultimo anno. Di pari passo all’aumento esponenziale della disoccupazione tra i Pigs, una correlazione che può essere osservata perfettamente – scrive il portale – tanto che si nota una spasmodico interesse verso i master in lingua inglese, cresciuti in dieci anni del 1000%, da 560 del 2002 agli attuali 5.500.

LA PERDITA DI COMPETITIVITA’ – Se sul breve termine ciò può essere visto come una spinta al cambiamento da vedere con entusiasmo, sul lungo termine il rischio è che chi va via per studiare e cercare lavoro può decidere di non fare ritorno. Il risultato è una perdita di competitività – in termini di capitale umano – di Paesi già costretti a rincorrere sul terreno delle riforme, a lanciare piani di rientro «lacrime e sangue» per abbattere deficit fuori controllo, a privatizzare il più possibile per ridurre debiti cresciuti a dismisura venendo incontro alle regole stringenti del Fiscal compact. Gli addetti ai lavori – intervistati da Study Portals – confermano una svolta epocale. Dice Diana Rabulea, dell’ufficio recruitment dell’Università di Bruxelles, che «c’è stata una chiara crescita di iscrizioni da parte di studenti provenienti da Grecia, Italia e Spagna nell’ultimo anno accademico». Aggiunge Tina Kock, dell’università di Utrecht in cui insegna Marketing, «l’aumento di oltre tre volte del numero di “applicazioni” provenienti da giovani italiani, spagnoli e greci».
Fabio Savelli
FabioSavelli

Articolo tratto da:

http://www.corriere.it/economia/12_agosto_09/studenti-europa-crisi-mobilita_af3fec44-e210-11e1-81e3-b1fe4cfc8e55.shtml