Eurozona non cresce in quarto trimestre, occhi a swap Grecia
Si conferma in calo il Pil europeo nell’ultimo trimestre dell’anno scorso e i mercati europei non riescono a recuperare terreno. La seconda stima di Eurostat conferma infatti quella preliminare del 15 febbraio e mostra una flessione dello 0,3% nell’Eurozona e anche nell’Ue a 27 paesi; anche il dato italiano è in calo dello 0,7%.
L’area euro sta attraversando una “recessione moderata”, ha commentato il vicepresidente della Commissione europea, Olli Rehn. Nel trimestre precedente, a livello europeo si era registrata ancora una leggera crescita (+0,1% e +0,3% rispettivamente in Eurozona e Ue27), mentre il Pil italiano era già in calo (-0,2%). Nell’intero 2011, la crescita dell’Eurozona si è attestata all’1,4% e quella dell’Ue all’1,5%, in calo rispetto a quella del 2010 (rispettivamente +1,9% e +2%).
Il prossimo appuntamento è giovedì quando la Bce pubblicherà le proprie stime aggiornate per il 2012 sul Pil dell’Eurozona, che dovrebbero essere “confermate o marginalmente abbassate” dall’attuale +0,3%, secondo Marco Valli, capo economista di Unicredit per l’Eurozona. Invece la Bce “probabilmente alzerà le stime del 2012 sull’inflazione dal 2% al 2,3-2,4% per riflettere le pressioni guidate dai prezzi energetici”.
Sia il Pil che l’inflazione del 2013 dovrebbero rimanere invariati (rispettivamente intorno l’1,3% e l’1,5%) così come i rischi al ribasso per la crescita, generalmente equilibrati. Sulle Borse, oltre che la mancata crescita, pesa l’incertezza su quanti investitori aderiranno alla ristrutturazione “volontaria” del debito greco, accettando lo scambio fra i vecchi titoli di Stato posseduti e quelli di nuova emissione. L’operazione comporta una perdita del valore nominale dei titoli del 53,1%. Le adesioni dovranno pervenire entro l’8 marzo e l’operazione è indispensabile perché scattino gli aiuti europei al Paese. Tra l’altro stamani il ministero delle Finanze greco ha fatto sapere che non si vuole affatto estendere la scadenza dell’8 marzo per l’adesione dei creditori privati al piano di concambio dei propri titoli di Stato.Nessun rinvio, dunque. Resta il fatto che “è la popolazione greca il vero perdente e non gli investitori in obbligazioni”, sostiene Jim Leaviss, gestore dell’M&G Global Macro Bond fund e Head of Retail Fixed Income in M&G, secondo cui questo è stato un brutto accordo, e non perché gli obbligazionisti hanno subito perdite, ma perché le perdite subite erano troppo piccole.
Anche secondo i più eroici assunti di crescita, il rapporto debito/Pil greco scenderà appena sotto il 120%. La popolazione vivrà in austerità per anni e la Grecia andrà di nuovo in default comunque. E visto che anche altri stanno implementando misure di austerità, “vedremo un aumento di politiche estremiste in Europa. Una lezione che i politici di tutto il mondo continuano a non imparare è che imporre una punizione ai “peccatori” è un lusso che non abbiamo nel bel mezzo di questa serie di crisi”, precisa Jim Leaviss.
Sono stati fatti dei giusti paragoni tra i termini della ristrutturazione greca e gli accordi di riparazione che la Germania dovette accettare dopo la Prima guerra mondiale. “La più grande ondata di default deve ancora avvenire, non sul mercato delle obbligazioni, ma con l’infrangersi delle promesse sull’età di pensionamento, sui diritti in pensione, sul sistema sanitario, fatte dai politici alle compiacenti popolazioni occidentali”, prevede il gestore dell’M&G Global Macro Bond fund e Head of Retail Fixed Income in M&G.
L’euro è in calo a 1,3163 contro il dollaro, da 1,321 della chiusura di ieri. Sul mercato dei titoli di Stato lo spread scambia a 318 punti e si consolida il sorpasso sul Bonos spagnolo, mentre a piazza Affari il Ftse Mib cede l’1,53% a 16.529 punti, trascinato al ribasso soprattutto dai titoli bancari (-3,27% Unicredit e -1,93% Intesa Sanpaolo).
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